La violenza fa schifo.
Oggi è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne e in questa puntata voglio condividere con te tre riflessioni per provare a crescre figli a cui la violenza faccia schifo.
Il tema della violenza è molto ampio ma, sintentizzando all’osso, possiamo dire che vale quasi sempre l’equazione: VIOLENZA = POCA EMPATIA. Meno è l’empatia, più è la violenza.
Cos’é l’empatia
L’empatia è la capacità di “sentire insieme”, cioè di riuscire a immedesimarsi negli altri, nei loro sentimenti e a considerare gli altri dotati di una loro mente, con dei pensieri, desideri, identità diverse dalle nostre (detta anche capacità di mentalizzare). Quindi sentire sia la differenza con gli altri che la somiglianza e vicinanza.
Persone poco empatiche non riescono a fare questo e quindi tenderanno ad essere più crudeli e violenti nei confronti degli altri, sia perché non riescono a immedesimarsi nel dolore che provocano, sia perché si aspettano che gli altri non abbiamo dignità di esistere in modo diverso da quello che si immaginano loro.
Le donne non sono dei panda
A volte si cerca di liquidare il discorso sull’educazione di figli non violenti cercando di insegnare ai maschi che le femmine “non si picchiano”, come se fossero una specie protetta da tutelare, tipo i panda. Credo che questa mentalità sia sempre figlia di una visione dei rapporti come asimmetrici, solo che qui gli uomini non attaccano ma proteggono. Secondo me questo atteggiamento è sempre dannoso perché non coltiva una cultura dell’empatia, ma della pietà.
La violenza sulle donne è per gran parte esercitata all’interno delle mura di casa. Vuol dire che per persone violente sono spesso partner, cioè persone che hanno una relazione importante con la vittima. In questi casi la violenza è sempre frutto di relazioni asimmetriche dove c’è poca empatia.Non è un caso che la scarsa empatia sia una caratteristica tipica del Disturbo Narcisistico di personalità, che spesso viene affiancato a queste situazioni.
Cosa può fare un genitore?
Piccolo riepilogo:
VIOLENZA = RELAZIONI VIOLENTE
VIOLENZA = POCA EMPATIA
RELAZIONI VIOLENTE = RELAZIONI POCO EMPATICHE
Allenando il muscolo dell’empatia, della capacità di percepire le menti degli altri (mentalizzare). È come aiutare il abmbino a costruire un sistema immunitario che protegge se e gli altri. Vediamo in che modo si può fare con tre idee a costo zero.
Partire dall’esempio
L’esempio è sempre un’arma educativa potente. I bambini guardano quello che fanno e dicono i genitori e tendono a ripeterlo. Spesso un uomo violento è cresciuto in un ambiente violento.
Se sei un papà, cerca di essere un uomo modello per i tuoi figli, sia che siano maschi o femmine. Mostra rispetto per gli altri. Se necessario lavora sulla tua rabbia.
Se sei una mamma, cerca di essere una donna modello per i tuoi figli. Sii assertiva, non accettare di essere sottomessa dal partner. Se necessario, lotta per la tua indipendenza.
Se cercherete di incarnare uomini e donne forti e allo stesso tempo rispettosi, avrete fatto già tantissimo, per voi e per loro.
Io sono OK – tu sei OK
Prendo in prestito un concetto dai colleghi psicologi esperti di analisi transazionale.
Cerca di trasmettere, in ogni situazione, il seguente messaggio implicito: io sono ok, tu sei ok.
Le relazioni violente sono sempre asimmetriche. La vittima si sente in difetto, pensa di “non essere ok” addirittura si sente colpevole: me lo sono meritato.
Il carnefice invece pensa che l’altro “non sia ok”, che vada manipolato, sottomesso, che sia inferiore e debba rispondere ai suoi ordini. Se non lo fa, va punito.
È molto importante trasmettere il messaggio “io sono ok tu sei ok” perché aiuta i tuoi figli a rispettare se stessi e gli altri, a far sentire la violenza come qualcosa che fa schifo perché viola un assioma fondamentale.
Ogni volta che potete aiutate vostro figlio a mettersi nei vostri panni e fate anche voi lo stesso. Mostrate che ci possono essere visioni diverse della realtà e che sono tutte parziali. Provate a costruire insieme una narrazione che tiene insieme i due punti di vista e se.
Vuol dire che anche coi dovete accettare lui la pensi diversamente senza dovervi imporvi o sottomettervi alla sua volontà: costruite insieme la vostra realtà. Perché entrampi i punti di vista hanno la stessa dignità.
Le emozioni sono cose da veri uomini
Per anni si è creduto che emozioni e sentimenti fossero cose da donne, mentre gli uomini fossero più razionali e pratici. Nel tempo si è scoperto che questo era solo un pregiudizio dovuto alle differenze di genere.
Educate i vostri figli maschi alle emozioni per insegnare che le emozioni non sono cose da femmine e che anche se fosse, questo non è un insulto. Mostrate non ci si deve vergognare, e che anche se cinsi vergogna va bene lo stesso. Mostrate che si può essere tristi e arrabbiati senza dover fare del male agli altri.
Educate le vostre figlie femmine alle emozioni per insegnare per essere forti non bisogna scimmiottare i maschi e che sentirsi ferite e impotenti non è una cosa normale per un a femmina. Ascoltatele per insegnare che se qualcuno fa loro del male si può chiedere aiuto perché c’è qualcuno pronto ad ascoltare.
Spesso i genitori che hanno avuto un’infanzia difficile hanno un rapporto turbolento con le emozioni. Se quello che ho detto in questo articolo è troppo difficile da applicare, forse è il caso di chiedere aiuto.
Qualche strumento pratico
Non esiste un solo modo di portare avanti queste idee, il mio invito è di trovare la propria strada. L’importante è che l’obiettivo sia: costruire una narrazioni condivisa degli eventi dove si trattano con rispetto i punti di vista di tutti per creare una visione complessa della realtà. Ecco due esempi che puoi tranquillamente prendere in prestito.
- Per i più piccoli: create insieme un libro di famiglia. Includetevi un capitolo per ogni membro della famiglia, nel quale ciascuno può elaborare con parole e immagini una storia che lo riguarda. Per fare il libro si può usare tutto: fotografie, disegni, racconti poesie, senza porre limiti alla creatività. Una parte del libro può essere dedicata a esperienze comuni, come ricorrenze, gite, vacanze, tradizioni familiari e altre persone importanti della famiglia.
- Riunite la famiglia per sapere che cosa ognuno pensa e sente rispetto a un particolare problema. Sfruttate questa riunione per fare domande che possono incoraggiare l’esplorazione dei processi interni (cosa penso, cosa sento) e favorire la capacità di leggere la mente altrui (cosa pensi tu, cosa senti tu).